Torna al n. 01Architettare […] ideare, imbastire, predisporre; studiare nei particolari prima dell’attuazione;… 1

Architettare è il nome della rivista che l’Ordine degli Architetti di Reggio Emilia ha voluto dare alle stampe, in un momento non particolarmente felice per gli Ordini come istituzione, per ribadire l’importanza sociale dell’architettura e del mestiere di architetto. Tra le numerose professioni di una società in rapida evoluzione, il mestiere di architetto è certamente decisivo nella definizione di una migliore qualità della vita e dell’ambiente in cui viviamo.
Una rivista di architettura instaura un dibattito, accresce il livello culturale, può divenire strumento di comunicazione anche nella comunità sociale. Il significato del nome –Architettare– sottende in modo evidente l’obiettivo principale della rivista di spostare i termini del dibattito dall’aspetto estetico delle cose a quello concreto del rapporto tra progetto e costruzione, tra l’ideare e il predisporre, tra lo studiare e l’attuare.
Una rivista tematica, che cerca ogni volta di esplorare a tutto campo le varie declinazioni del tema, utilizzando strumenti di comunicazione differenti: le immagini, attraverso indagini fotografiche affidate ad emergenti fotografi; i pensieri, con l’intervista di personalità della nostra comunità; i significati, se è vero che il nostro interesse per luoghi, edifici, ed oggetti è determinato da quello che sono in grado di trasmettere, oltre che da come svolgono le loro funzioni. Vale la pena allora di esplorare il curioso processo con cui il mettere assieme pietra, legno, vetro, acciaio, acqua, luce, aria può arrivare ad esprimere qualcosa, senza che sia necessario decifrare un messaggio in codice.
Una rivista semplice, libera da condizionamenti, capace di parlare ad un ampio pubblico, di suscitare domande e dubbi, di rendere evidente al lettore la distanza esistente tra la realtà del territorio e la possibilità concreta di intervenire con risultati ben diversi. Soltanto quando si prova a costruire in prima persona qualcosa, ci si rende conto della complessità di realizzare quanto si è pensato e della capacità del nuovo luogo, edificio, od oggetto che sia, di comunicare: cercare di capire il rapporto tra progetto e costruzione potrà stimolare a guardare la realtà con occhi nuovi e immaginare con menti diverse.

Sostenibile è il titolo del primo numero: sostenibile è certamente un termine positivo, ma di cui volentieri abusiamo per indicare oggetti, metodi, processi, edifici che molte volte hanno poco a vedere con la sostenibilità intesa come soddisfazione dei bisogni delle generazioni attuali, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri 2.
Se si ritiene che la qualità dell’ambiente in cui viviamo sia fondamentale per il nostro benessere, non possiamo non interrogarci sul rapporto tra architettura e sostenibilità. Come individui e come società diverrà fondamentale imparare a vivere senza sconvolgere ulteriormente i cicli complessi da cui dipende la vita stessa. L’architettura dei luoghi, delle città, delle abitazioni, è una parte importante di questi sistemi vitali e può intervenire significativamente in questo processo di modificazione.
E’ parziale e fuorviante definire un’architettura “sostenibile” solamente perché utilizza materiali “naturali” o ingenuamente ritenuti tali; oppure, ancora, pensare ad architetture energeticamente efficienti concentrandosi unicamente sugli aspetti tecnici (leggi classificazione energetica) ignorando che prima di tutto sono architetture, e trascurando pertanto qualsiasi tipo di rapporto con il luogo che le circonda o con le persone che le abiteranno. Si può, invece, definire un luogo “sostenibile” perché l’intervento ha conferito al paesaggio un nuovo fascino, migliorandone la condizione, rendendolo unico nel suo genere; o, ancora, definire “sostenibile” un’architettura senza clamori, che sopporta il trascorrere del tempo senza stravolgimenti, che non dilapida le risorse limitate di cui disponiamo sulla terra, che rispetta i suoi abitanti.
Sostenibile è, pertanto, la ricerca di una qualità che parte dall’uomo ed è rivolta all’uomo, dove la tecnologia – dai materiali alle tecniche – assume un ruolo secondario e “di servizio”. Al centro c’è il benessere di chi vive, il sentirsi bene a casa propria, il rispetto dell’ambiente e del futuro del nostro pianeta. La qualità nasce dall’armonia di tutto il sistema “architettura-luogo” e non dalla somma dei suoi elementi, siano essi un perfetto isolamento termico o un materiale naturale.
Le pagine che seguono analizzano i molteplici aspetti del sostenibile: dall’analisi stessa della parola e dei termini correlati (per evitare inutili confusioni e fraintendimenti), al ricercare nel contesto locale una lettura tipologica del tema; dalla trasformabilità del territorio, all’architettura del paesaggio come strumento per la conservazione della memoria del paesaggio stesso; dalle qualità dei materiali eco-compatibili fino all’illustrazione delle loro possibilità di composizione per dare origine a nuovi progetti. Progetti e costruzioni che evidenziano come sia possibile costruire sostenibile: sensibilità nei confronti delle condizioni climatiche e dell’ambiente, logico utilizzo della tecnologia più adatta, coerenza di luogo e tempo, attenzione nei confronti dell’identità dell’architettura che non deve risultare da codici formali, ma dalle sue capacità di “relazione naturale” tra uomo, spazio e natura.
Un concetto di sostenibile così espresso aiuta a porre al centro del modo di concepire e progettare l’architettura il problema dei valori rispetto al quale si vuole vivere la vita, e non solamente l’aspetto estetico o tecnico delle cose.
Costruire sostenibile ha lo stesso scopo dei secoli scorsi: una costruzione sostenibile non ha nulla in comune con le architetture tradizionali, ma ha molto in comune con la tradizione dell’architettura.
Sembrano essere lì, semplicemente. Non prestiamo loro nessuna attenzione particolare, eppure è pressoché impossibile immaginarsi senza di loro il luogo in cui sono insediate. Sono costruzioni che danno l’impressione di essere solidamente ancorate nel terreno, di essere parte integrante dell’ambiente a cui appartengono; sembrano dire: «sono così come tu mi vedi ed è qui che devo stare»3.

NOTE
1 G.Devoto-G.C.Oli, Dizionario della Lingua Italiana, Le Monnier, Firenze,1977
2 Rapporto Burndtland, Definizione di Sviluppo Sostenibile, Commissione Mondiale ONU sull’ambiente e lo sviluppo, 1987
3 P. Zumthor, Pensare Architettura, Mondadori Electa, Milano, 2003