Più di 30 eventi, 23 dei quali in presenza, 1600 persone intervenute, oltre 4800 iscritti per gli appuntamenti on line e 48 ospiti totali. È questo il bilancio finale della prima edizione di Rigenera, il festival ideato e organizzato dall’Ordine degli Architetti P.P.C di Reggio Emilia e promosso dalla direzione generale creatività contemporanea del MIBACT – Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, che per 35 giorni è andato in scena in città. Al centro di tutti gli eventi la rigenerazione dei luoghi urbani, come espressione di un’architettura contemporanea capace di migliorare la qualità dello spazio, del paesaggio e delle persone. L’idea, quindi, della rigenerazione come buona pratica per le prossime generazioni di architetti.
Sono stati numerosi i corsi, le performance, i workshop, le passeggiate urbane e gli eventi multiculturali: un variegato viaggio, lungo e appassionato, partito dalla memoria architettonica per arrivare a promuovere e immaginare una città più sociale, creativa, innovativa e inclusiva. Sempre con il presupposto che la cultura sia l’unico vero strumento per accrescere la conoscenza della contemporaneità e per rendere meno fragili le persone, consentendo loro di immaginare un futuro diverso e possibile. La prospettiva finale della manifestazione è stata infatti quella di ripensare ai centri urbani del futuro, un’esigenza ancora più urgente in questi tempi di pandemia da Covid-19. Una città pensata dunque come un organismo vivente, flessibile, capace di adattarsi ai cambiamenti dei contesti e della società.
«Diffondere la conoscenza dell’architettura contemporanea per cambiare il modo di fare le cose è stato l’obiettivo principale del Festival – specifica Andrea Rinaldi, presidente dell’Ordine Architetti P.P.C di Reggio Emilia – discutendo anche sulle potenzialità dell’architettura e sul ruolo dell’architetto nella società. Ormai è evidente come nessun grande piano di ricostruzione o opera risolutrice possa avere lo stesso effetto di nuove idee per una realtà inedita. Un diverso punto di vista è imprescindibile: dobbiamo cominciare a guardare al cambiamento come un’opportunità e non come una minaccia. Dobbiamo costruire qualcosa di utile per produrre un diverso valore economico, sociale e ambientale. Riusare, rigenerare e ripensare, quindi, senza confondere i sintomi con le cause e le illusioni con i sogni».
Significativo in questo senso è stato il Premio Rigenera, ideato dall’Ordine di Reggio Emilia, dal Comune e dalla società Stu Reggiane, con l’obiettivo di premiare quelle opere che hanno interpretato al meglio l’equilibrio tra uomo e ambiente. Un aspetto fondamentale, sottolineato dal presidente di giuria Luca Molinari, è stata infatti l’idea che «l’architetto debba tornare a essere un “civil servant“: un professionista con la capacità di visione e l’attitudine ad ascoltare e dialogare con una realtà sempre più complessa, frantumata, difficile, arrabbiata, spesso frustrata». Il vincitore tra 69 progetti, valutati da una giuria composta da accademici, urbanisti e architetti, esperti nel settore privato e pubblico, è stato il Parco urbano a San Roberto, in provincia di Reggio Calabria, realizzato da Michelangelo Pugliese – Architettura e Paesaggio. Frutto della riqualificazione di una enorme lingua di cemento, realizzata negli anni Novanta per coprire una parte della fiumara, il progetto è stato premiato per “la capacità d’ascolto, la progettazione partecipata e il basso costo che hanno trasformato un’infrastruttura marginale in una nuova centralità per tutta la comunità locale”.
Reggio Emilia, ormai da anni portavoce di una rigenerazione urbana utile e bella, ha aperto dodici dei suoi spazi agli eventi in presenza del Festival.
Tecnopolo – Realizzato all’interno del Capannone 19, nell’area delle ex officine meccaniche reggiane.
Chiostri di San Pietro – Polo culturale frutto di un intervento di valorizzazione a partire da un ex complesso benedettino del Cinquecento
Binario 49 - Caffè letterario e incubatore di economia solidale in uno dei quartieri periferici della città.
La Polveriera – Uno spazio polivalente e multiforme nato dal restauro di un ex deposito di armamenti.